Fulvio Chimento
Intervento sul Catalogo Premio Zingarelli 2010
Simone Fazio, originario delle aree geografiche del Chianti, della Maremma, del Monte Amiata, ha trascorso in Toscana alcuni degli anni più formativi della propria infanzia e della propria adolescenza, vivendo a stretto contatto con il mondo agricolo e rurale. Oggi vive a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, ma i tempi ciclici scanditi dalla lavorazione della terra continuano a influenzare nel profondo la sua crescita esistenziale e artistica.
Colpiscono alcune parole dell’artista legate ai suoi ricordi: “… le cose più belle erano proprio le scampagnate che terminavano a notte fonda, dopo essersi intrattenuti con chiacchiere e un buon bicchiere di vino a guardare la volta celeste luminosa e stellata, come mai si vede dalla città. Lo spettacolo del cielo visto dalla campagna toscana: terso, limpido, privo di umidità e vapori cancerosi, nel quale si può ancora osservare la scia della Via Lattea e le stelle chiare e infinite”.
Fazio delinea uno scenario da La luna e i falò, che richiama alla mente un’atmosfera “pavesiana”: un tempo perduto ma vicino, emotivamente intenso e nitido, il tempo della scoperta e del riconoscimento di se stessi attraverso l’esterno e i volti dei compagni di scorribande notturne.
Con l’opera Nel buio, l’artista affronta uno dei temi centrali della sua produzione: l’influenza dell’oscuro che si tramuta in seme occulto e generativo per la sfera intellettiva dei singoli individui. I soggetti da lui solitamente rappresentati, ovvero uomini e donne “ai margini”, di ascendenza vagamente baconiana, immersi nelle tenebre, sembrerebbero risentire di questa “voce lunare” in grado di influenzarne i comportamenti e generare una sorta di auto-esclusione sociale.
All’apparenza opera distante dalla consueta cifra stilistica di Fazio, Nel buio rivela in realtà la fonte di tanta sua ispirazione artistica. La luna amplifica le zone d’ombra dell’esistenza, le dilata. Non si tratta della “luna romantica”, evocativa per tanti poeti e pittori, ma “dell’altra faccia della luna”, in grado di accendere una riflessione arguta sull’uomo contemporaneo e sulla sua transitorietà. I corpi magri e asciutti, i crani tesi nel buio, più volte dipinti da Fazio, non vengono trattati differentemente rispetto al soggetto celeste, tutte le forme subiscono infatti delle deformazioni, dovute all’attrito tra forze contrapposte: la gravidazione terrestre da una parte e gli stati emotivi interni delle figure effigiate dall’altra. La luna, unico satellite naturale della Terra, è in grado di attrarre le maree e di generare un’energia simbiotica con il mondo naturale, innescando un legame sottile e invisibile con l’universo e le sue forme. È forse questo il mistero maggiore che ha spinto artisti di ogni epoca a interrogarsi sul fascino occulto delle tenebre, di cui la luna è sovrana incontrastata.
Simone Fazio si ritiene un artista “punk”; questa auto-definizione ci permette di chiarire in parte il suo rapporto con la conoscenza. Fazio è infatti dotato di un’intellegenza istintuale, da cui deriva un approccio immediato con l’arte, teso a cogliere “l’essenza delle cose”, senza sovrastrutture. Il presupposto dell’opera Nel buio è che nulla di ciò che appare è esclusivamente “maligno” o portatore di sensazioni cupe; il buio è parte integrante dell’essenza dell’uomo, ed è l’uomo ad attribuirgli una connotazione negativa. La psicanalisi insegna come dietro agli incubi si nasconda la nostra capacità di liberarci delle paure; il fatto che queste si rendano manifeste è un aspetto positivo per la nostra mente, tuttavia le temiamo. Anche Simone Fazio sembra suggerire un percorso che, attraverso il riconoscimento del “lato oscuro”, conduce l’uomo verso una piena consapevolezza di sé, delle sue parti in ombra e quindi della propria storia. L’ombra può essere un velo protettivo in grado di tenerci lontano dagli errori del passato, oppure uno specchio che riflette fedelmente la nostra condizione esistenziale.